martedì 28 agosto 2012

Lidia

Lettera di Lidia Macchi

pubblicata da la virtù della purezza, questa sconosciuta il giorno Venerdì 27 maggio 2011 alle ore 5.27 (tutti i diritti riservati)


                                                    Carissima Mara,
dalie, Monet

abbiamo appena appeso il telefono ed io mi sono con amarezza resa conto che in fondo ti ho raccontato solo le cose più banali della mia vita di adesso. A me sta capitando una  cosa straordinaria e un po' confusa ma veramente grande; è come se in me adesso ribollissero con chiarezza un sacco di domande e di desideri sulla vita. Il desiderio d'essere felice, d'essere libera, cioè di trattare con libertà,senza essere schiacciata od appesantita da tutte le circostanze concrete della vita, il desiderio di amare con profondità le persone che mi sono care, gli amici, il desiderio di costruire anch'io un pezzetto di storia perché altrimenti la storia ce la fanno gli altri sulla nostra testa e noi viviamo la nostra vita completamente indifferenti a ciò che accade fuori dal nostro cantuccio, che per quanto comodo è pur sempre meschino e determinato da piccole stupidaggini ed angherie quotidiane.

Ecco è come se la mia beata incoscienza, il fare ciò che mi salta in mente, mi avesse profondamente annoiato con la sua stupidità e superficialità. Mai come adesso la vita mi sembra profonda e grande e soprattutto misteriosa.

E' proprio un mistero grandissimo che io ci sia, esista, che sia un fragile puntolino su questo pianeta che ruota con leggi straordinariamente perfette intorno al sole, ed il sole non è che un microbo nell'immensità spaziale e temporale del cosmo.

Ma cavoli, basta sollevare gli occhi al cielo di notte per intuire che la vita di tutto questo universo è un mistero grandioso e noi che siamo uomini e abbiamo e possiamo avere la coscienza di ciò, sprechiamo il nostro tempo afflitti da piccole banalità e da piccoli dolori, senza chiederci, perché ci fa troppa paura ascoltarci per un attimo, di ascoltare quella voce che parla in noi, che grida che la vita non può non avere un senso, senza chiederci perché ci siamo, perché siamo fatti così uno diverso dall'altro, eppure al fondo, tutti con lo stesso desiderio.

Dio mio, ma perché se queste domande e desideri ci sono noi ci rassegniamo, viviamo in fondo disperati cioè non attendendoci niente dal domani, chiudendoci in una gabbia che diventa la nostra tomba al limite concedendoci qualche ricordo nostalgico dei bei tempi. Ma quali bei tempi? E' inutile piagnucolare; siamo noi che per primi abbiamo presuntuosamente rinunciato ad essere seri, a prendere in considerazione tutti i grandi desidere che si agitano in noi, perché ci fa comodo piagnucolare, stare nel nostro brodo, fare dei piccoli e miseri peccatucci per credere che se almeno non siamo dei santi, beh, un po' cattivelli però lo siamo. Invece i nostri peccati fanno ridere i polli, consistono al massimo nella sensualità, in trasgressioni che in realtà fanno tutti, sono alla portata di tutti, perché in fondo siamo solo dei mediocri. Magari si incontrasse qualche grande peccatore profondamente abbagliato dal male!!!

E quand'anche io sappia tutto, come funziona l'universo intero, e come faccio a respirare, a camminare, a mangiare, chi si sogna per un attimo di ascoltarti quando ti chiedi chi sei, che cosa ci fai sulla faccia di questa terra; di queste domande hanno tutti paura e nessuno ne parla. Ma perché farsi delle domande inutili, perché affannarsi, non pensarci, lascia perdere. Oggi ci sei, domani, domani muori e buonanotte...

Buonanotte un corno!!! Io ci sono, le domande ci sono e voglio sapere, fossi anche l'unica in questo mondo superficiale, perché vuole essere tale, urlerò a squarciagola finché morirò quello che io sento.
Un mese fa mi è capitato quasi per caso di andare alla Cattolica con dei miei amici di Varese e di ascoltare uno, che si chiama don Giussani, che faceva una lezione di teologia o morale, qualcosa del genere, perché questi esami lì sono obbligatori. E al posto di parlare dei santi e tutto il resto, parlava proprio di queste domande, con un entusiasmo ed una forza che mi hanno colpito. Spiegava, anche, tutti i procedimenti teorici e pratici che gli uomini escogitano per non starle ad ascoltare, per fare come se non ci fossero o non fossero importanti e mi sembrava che parlasse proprio di me e ritrovavo tutti i nostri comportamenti abituali spiegati così chiaramente.

Io ero andata lì quasi per caso, perché queste persone di Varese ed altre di Milano che lo conoscono mi avevano invitato ed io sono andata lì pensando di ascoltare le solite cose e invece no.
E' strano perché più delle sue parole, mi ha colpito lui, il suo sguardo profondo, attento, qualcosa di inafferrabile, un uomo libero, aperto e non arrabbiato o irato con la vita. Non so dirti!!! Ma è come se custodisse un segreto, una forza non sua.

Io sento che devo parlargli, che lui non ha calpestato le domande che si agitano dentro di me. Avrei molte cose da chiedergli. In un modo o nell'altro dovrei incontrarlo ancore.
Adesso non mi sembra più di essere sola, alla ricerca disperata di qualcosa di cui tutti se ne fregano; è come se qualcuno facendomi sobbalzare, perché è arrivato inaspettatamente mi avesse detto "Ehi sono quì, non urlare e non disperarti, perché seguendo questa strada usciremo dalla foresta".

E io voglio uscire dalla foresta perché la vita é mare, cielo, monti e pianure, case, alberi, volti umani, stelle, sole e vento e noi siamo fatti per questo Infinito che c'è. Basta solo guardarsi in giro e per questo seguirò questo qualcuno che mi è venuto incontro nel groviglio della foresta e che mi dice: guarda lassù tra le foglie, vedi, c'è un pezzettino di cielo blu, blu, usciamo a vederlo tutto...
                                                                                                                  Lidia

Nessun commento: