sabato 24 aprile 2010

Andrea Fortunato



E' come fosse una formula che fa morire qualcosa dentro chiunque la pronuncia: . Perche' non si puo' dirlo e accettarlo, ne' dirlo e crederci. Ci prova una citta', Salerno; ci provano dei ragazzi da stadio che hanno ventitre' anni, come lui; ci prova un campione che ha vissuto, Gianluca Vialli. Non ci riesce nessuno, a dirlo e non morire per un secondo, il tempo di ritrovare con gli occhi della mente Andrea Fortunato, che giocava terzino nella Juve e l'ha ucciso la leucemia. Questo e' il racconto di come hanno cercato, di dirgli addio. Il funerale e' fissato per le sei della sera. La bara e' partita da Perugia a mezzogiorno, per riportare Fortunato dove e' nato. L'amministrazione comunale ha fatto stampare e affiggere manifesti a lutto per ricordarlo. La cerimonia dovrebbe essere nella chiesa di San Domenico. Davanti al suo sagrato Andrea giocava a pallone da ragazzino. Poi si capisce che non basterebbe a contenere la folla che arriva fin dal primo pomeriggio e si decide di spostarla al duomo. Un anno fa, nello stesso posto, fu celebrato il funerale di Agostino Di Bartolomei, ex capitano della Roma, morto suicida perche' non aveva piu' il calcio e non gli bastava piu' la vita. Schiere di ragazzi risalgono i vicoli del centro storico con sciarpe della Juventus e della Salernitana. Alle cinque il duomo e' gia' uno stadio gremito. Il centro di coordinamento dei tifosi della Salernitana cura il servizio d'ordine. Sugli spalti, al posto degli striscioni, corone di fiori. Sui nastri, le scritte: , , . Cinquemila persone tra chiesa, cortile e sagrato. Tra due ali di folla passa il sindaco di Salerno. Passano i calciatori: Annoni della Roma, Pari e Agostini del Napoli, Simone del Milan. Passa Sandro Mazzola. Alle sei arrivano i giocatori della Juventus, guidati dall'allenatore Lippi. Applausi. Alle sei e trenta passa la bara, portata a spalla dai calciatori della Salernitana. Un capo tifoso alza la mano a taglio contro il cielo e fa partire il coro: . Sulla cassa piovono sciarpe di tutti i colori. I familiari di Fortunato la seguono a capo chino, dentro il duomo pieno di ragazzi. L'omelia tocca all'arcivescovo di Salerno, Gerardo Piervo. Dice: . A leggere le invocazioni di preghiera sono Porrini, erede della maglia numero tre della Juve, e Genovese, giocatore piu' anziano della Salernitana. Finiscono alle sette, mentre in un altro universo comincia la partita di calcio Italia-Lituania. Sale all'altare don Fortunato Cucino, prozio di Andrea. Dice: . Tocca al presidente della Juventus. Dice: . Singhiozzi. Applausi. Tocca al sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca. Dice: . Per ultimo, Gianluca Vialli. Si alza dalle prime file, dove siedono i giocatori della Juventus. Porta due fogli con se'. Legge: . Poi: . Interruzione. Singhiozzo. Lacrime. La folla applaude. <...speriamo che in paradiso ci sia una squadra di calcio, cosi' che tu possa continuare a essere felice correndo dietro a un pallone. Onore a te, fratello Andrea Fortunato>. Scoppia in lacrime, si allontana. L'incenso, le braccia dei giocatori della Juve che sollevano la bara, le mani che si protendono a toccarla, le sciarpe che ci planano sopra, l'onda umana che la trascina fuori, migliaia di piedi che spiaccicano petali e parole, i cori che ripartono, la voce dall'altare: , una donna che si sente male, , Vialli che si sente male, i giocatori che rientrano, braccia che cercano di toccare Marocchi o Torricelli, voci: , il flash di una macchinetta fotografica sparato sulla faccia di gesso di Lippi, il mare che si divide: , i passi veloci che scendono per i vicoli e le voci che si disperdono: : Bisogna parlare anche di quello, e degli scudetti che verranno e della pioggia che non smette mai, da Torino a Salerno, dalla luna all'inferno, e della strada che faremo, delle cose che mangeremo, dei ricordi che non cancelleremo, di tutto quello che avremo e non avremo, degli stratagemmi che inventeremo pur di non dire , perche' chi lo dice muore, ogni volta un secondo di piu'.

(http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=1400168)

Non ci sono parole per tragedie come queste
Lo spirito di Andrea è quello di un uomo,uno sportivo vero
Su cui si dovrebbe meditare molto di più rispetto qunto si faccia,soprattutto chi gioca e butta via la propria vita.Dimenticando il suo valore.
Andrea,riposa in pace

venerdì 16 aprile 2010

giovedì 1 aprile 2010


Buona Pasqua
Soprattutto a chi è lontano da casa
Per esempio in Israele